Anni 1990
- Vincenzo Miceli (23 gennaio 1990), geometra e imprenditore di Monreale, ucciso per non aver voluto pagare il pizzo[116].
- Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia strangolato e sciolto nell'acido[117].
- Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990) vicesindaco di Villa San Giovanni [118]
- Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.
- Nicola Gioitta (21 marzo 1990), gioielliere[119].
- Gaetano Genova (30 marzo 1990), vigile del fuoco sequestrato e ucciso perché ritenuto un confidente della polizia. Il suo corpo verrà ritrovato 8 anni dopo in seguito alle dichiarazioni del pentito Enzo Salvatore Brusca[120].
- Giovanni Bonsignore (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana[121].
- Calogero La Piana (31 luglio 1990), ucciso perché testimone di un omicidio[122].
- Giovanni Salamone (12 gennaio 1991), geometra, imprenditore edile e consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto.
- Nicola Di Marco (22 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT)[123].
- Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.
- Francesco Paolo Pipitone (2 aprile 1991), direttore della Cassa rurale ed artigiana di Altofonte, ucciso perché si era opposto a dei mafiosi che stavano compiendo una rapina[124].
- Gaspare Palmeri (18 giugno 1991), agente tecnico del corpo forestale della regione Siciliana[125].
- Giuseppe Sceusa e Salvatore Sceusa (19 giugno 1991), due fratelli imprenditori edili strangolati e sciolti nell'acido in una villetta a Capaci per aver edificato un terreno senza il permesso di Cosa nostra[126]. Gli esecutori del delitto furono Nino Giuffrè, Salvatore Biondino e Francesco Onorato.
- Giuseppe Savoca e Andrea Savoca (26 luglio 1991), padre e figlio uccisi mentre erano in macchina da un commando di mafiosi che volevano punire il padre in quanto rapinatore di tir nella zona comandata dai boss Matteo Motisi e Michelangelo La Barbera; il bambino aveva solo 4 anni[127]. Nell'auto era presente anche l'altro figlio dell'uomo, Massimiliano di 2 anni e mezzo rimasto miracolosamente illeso.
- Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice[128].
- Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket[129].
- Felice Dara (18 agosto 1991), ragazzo di 20 anni, ucciso ad Alcamo (TP) da esponenti di Cosa nostra, perché questi ultimi lo ritenevano in rapporti con un esponente della Stidda[130].
- Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della Polizia di Stato. Ucciso a Palermo da Salvatore Grigoli con il metodo della lupara bianca perché i mafiosi di Brancaccio sospettavano fosse a conoscenza degli autori dell'omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo[131]. Al processo, Grigoli si autoaccusava dell'omicidio indicando altri 7 complici.
- Vincenzo D'Agostino (3 dicembre 1991), imprenditore strangolato e sciolto nell'acido in un capannone nella zona di Capaci. Gli esecutori del delitto furono Salvatore Biondino, Francesco Onorato e Simone Scalici.
- Salvatore Mineo (22 febbraio 1992), commerciante, ucciso perché si era ribellato al racket[132].
- Salvo Lima (12 marzo 1992), uomo politico democristiano, eurodeputato ed ex sindaco di Palermo ucciso perché vicino a Giulio Andreotti, presidente del Consiglio, come ritorsione per i più severi provvedimenti adottati da un governo italiano contro la mafia.
- Salvatore Colletta e Mariano Farina (31 marzo 1992), due ragazzi di 15 e 12 anni scomparsi che si ritiene siano stati vittime di "lupara bianca".
- Giuliano Guazzelli (4 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri[133].
- Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ritrovato ucciso sulla sua Fiat panda,omonimo del giudice Paolo Borsellino[134].
- Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone. Il mafioso pentito Giovanni Brusca si autoaccusò di aver guidato il commando malavitoso che sistemò l'esplosivo in un tunnel scavato sotto un tratto dell'autostrada A29 all'altezza di Capaci e fu lui a premere il pulsante del radiocomando che causò l'esplosione, proprio nel momento in cui passavano le auto di scorta del giudice Falcone.
- Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi ucciso per ordine dei fratelli Pino Cammarata e Vincenzo Cammarata.
- Vincenzo Milazzo (15 luglio 1992), boss di Alcamo (TP) torturato e ucciso con un colpo di pistola; il giorno dopo anche la sua convivente Antonella Bonomo, 23 anni incinta dell'uomo venne strangolata. Gli esecutori materiali dei delitti furono Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro. I cadaveri vennero poi sepolti in aperta campagna e ritrovati grazie alle dichiarazioni di un pentito.
- Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino (prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio)[135]; Walter Eddie Cosina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino.
- Rita Atria (27 luglio 1992), testimone di giustizia e figlia di un mafioso, muore suicida(Per Laura Picchi fu uccisa dalla famiglia di Matteo Messina Denaro e sodali, lasciata sola dallo Stato) dopo la morte di Paolo Borsellino, con il quale aveva iniziato a collaborare.
- Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.
- Ignazio Salvo (17 settembre 1992), esattore, condannato per associazione mafiosa e ucciso su ordine di Totò Riina per non aver saputo modificare in Cassazione la sentenza del maxiprocesso che condannò Riina all'ergastolo.
- Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico[136].
- Pasquale Di Lorenzo (13 ottobre 1992), sovrintendente della Polizia Penitenziaria[137].
- Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.
- Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima, quest'ultimo omonimo del giudice Paolo Borsellino[138].
- Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista[139].
- Angelo Gullo (22 gennaio 1993), ragazzo di 26 anni ucciso da Calogero Ganci e Salvatore Cancemi perché responsabile di essersi introdotto nella villa in cui risiedeva Salvatore Riina al momento del suo arresto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
- Strage di via dei Georgofili a Firenze (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.
- Fabio Garofalo (1 agosto 1993), ragazzo di 18 anni ucciso perché testimone di una sparatoria [140].
- Strage di via Palestro a Milano (27 luglio 1993): Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno (vigili del fuoco); Alessandro Ferrari (agente di polizia municipale); Moussafir Driss.
- Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote, impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra nel quartiere Brancaccio a Palermo, controllato dalla Famiglia Graviano[141]. Viene beatificato il 25 maggio 2013.
- Antonino Fava (18 gennaio 1994) carabiniere.
- Vincenzo Garofalo (18 gennaio 1994) carabiniere.
- Luigi Bodenza (24 marzo 1994), assistente capo della Polizia Penitenziaria[142].
- Cosimo Fabio Mazzola (5 aprile 1994), fu ucciso mentre si trova su una Fiat tipo rossa perché era ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo[143]; la donna figlia del capomafia Giuseppe Agrigento non accettò di sposare Mazzola perché non appartenente al suo ambiente.
- Ignazio Panepinto (30 maggio 1994), titolare di un impianto di calcestruzzo[144].
- Salvatore Bennici (25 giugno 1994), imprenditore, ucciso perché si era ribellato al racket[145].
- Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito[146].
- Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito[146].
- Calogero Panepinto (19 settembre 1994), fratello di Ignazio Panepinto, assassinato il 30 maggio dello stesso anno[69].
- Francesco Maniscalco (19 settembre 1994), operaio di 42 anni, ucciso insieme a Calogero Panepinto[69].
- Giuseppe Giammona (28 gennaio 1995)[147].
- Pietro Sanua (4 febbraio 1995) commerciante
- Giovanni Salamone (17 febbraio 1995), ucciso per errore a Belmonte Mezzagno[148].
- Giovanna Giammona (25 febbraio 1995)[147].
- Francesco Saporito (25 febbraio 1995)[147].
- Marcello Grado (2 marzo 1995), 23 anni, nipote del pentito Salvatore Contorno ucciso a colpi di pistola da due killer in motocicletta.
- Luigi Vullo (2 marzo 1995), 22 anni incensurato, ucciso insieme a Marcello Grado.
- Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta, ucciso da Leoluca Bagarella[149].
- Gianmatteo Sole (22 marzo 1995), geometra di 24 anni. Torturato e bruciato vivo perché stava indagando sull'omicidio di Marcello Grado, in quanto fidanzato di sua sorella Angela[150].
- Francesco Marcone (31 marzo 1995), funzionario dello stato. Ucciso con colpo calibro 38 in testa e al cuore per aver rifiutato le corruzioni sulle pratiche edili, l'omicidio rimane tutt'oggi senza colpevole.
- Gaetano Buscemi (28 aprile 1995), pregiudicato di 29 anni, nipote del boss Pietro Aglieri, strangolato da Leoluca Bagarella.
- Carmela Minniti (1º settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese.
- Pierantonio Sandri (3 settembre 1995), giovane di Niscemi, sequestrato e ucciso perché testimone di atti intimidatori, il corpo occultato è stato recuperato 14 anni dopo, in seguito alle rivelazioni di un pentito[151].
- Paolo De Montis (21 settembre 1995), Finanziere Mare, originario di Santa Giusta (OR), venne ucciso e il suo corpo abbandonato presso la discarica di Bellolampo, poco fuori Palermo.[152]
- Serafino Famà (9 novembre 1995), avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un esempio di onestà intellettuale e professionale[153].
- Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995) Poliziotto Penitenziario in servizio all'Ucciardone di Palermo, ucciso per ordine del boss Vincenzo Virga[154].
- Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ucciso e sciolto in una vasca di acido nitrico[155].
- Luigi Ilardo (10 maggio 1996), cugino del boss Giuseppe Madonia, ucciso poco prima di divenire un collaboratore di giustizia.
- Santa Puglisi (27 agosto 1996), giovane vedova ventiduenne di un affiliato a un clan mafioso, picchiata e uccisa nel cimitero di Catania insieme al nipote Salvatore Botta di 14 anni[156].
- Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di colpi di pistola in testa, in un agguato in "contrada Sgarro" (Catania). Gli omicidi non hanno ricevuto alcuna condanna dal processo, celebrato nell'aula bunker del carcere "Bicocca" di Catania; il processo è stato celebrato anche in Corte d'appello e in Cassazione, senza che la famiglia del ragazzo venisse informata.
- Giuseppe La Franca (4 gennaio 1997), avvocato, assassinato perché non voleva cedere le sue terre ai fratelli Vitale[157].
- Giulio Giuseppe Castellino (25 febbraio 1997), ferito gravemente alla testa con colpi di arma da fuoco il dott. Giulio Giuseppe Castellino, dirigente del Servizio d'igiene pubblica presso la Usl di Agrigento. Castellino è stato per oltre un decennio ufficiale sanitario a Palma di Montechiaro (AG), dove abitava. Consigliere Comunale ed Assessore nel Comune di Palma di Montechiaro per diverse volte. Nel novembre 1997 furono sparati colpi di lupara contro il portone della sua abitazione. Castellino spirerà il 25 febbraio.[158][159]
- Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estorsori.
- Giuseppe Lo Nigro[160] (1º dicembre 1997), imprenditore edile, scomparso da Altofonte, in provincia di Palermo ancor'oggi di lui nessuna traccia.
- Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista di Caccamo, in provincia di Palermo[161].
- Salvatore Ottone (2 gennaio 1999), ucciso per errore nella Strage di San Basilio a Vittoria (RG)[162].
- Rosario Salerno (2 gennaio 1999), ucciso per errore nella Strage di San Basilio a Vittoria (RG)[162].
- Stefano Pompeo (22 aprile 1999), ragazzo ucciso per errore al posto di un potente boss locale[163].
- Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana[164].
- Sultano Salvatore Antonio (21 luglio 1999), ragazzo ucciso per sbaglio dentro una sala da barba nel quartiere San Giacomo a Gela in provincia di Caltanissetta.
- Vincenzo Vaccaro Notte[165] (3 novembre 1999), imprenditore di Sant'Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi[166].
Nessun commento:
Posta un commento